Le parole svaniscono, lo scritto rimane (verba volant, scripta manent)

Come non essere d’accordo su una simile affermazione, ma vale anche per gli auguri?

Già che siamo in tema, visto il periodo, ci saremo chiesti un po’ in tanti quale “strumento” utilizzare per far giungere i nostri auguri, più o meno sentiti, alle persone che riteniamo debbano riceverli, a vario titolo.

Intanto credo debba darsi l’adeguato rilievo al gesto che, benevolo o circostanziale, va comunque apprezzato; in quell’istante in cui un dito ha premuto un pulsante, vuoi del cellulare, del mouse, della penna a sfera (strumento ormai riposto in cantina così come quei biglietti augurali i cui soggetti venivano scelti con spasmodica pazienza e cura), certamente eravamo oggetto di pensiero e questo, in una società in cui i rapporti umani languono, dovrebbe complessivamente lusingarci.

Con questo ho voluto sollevare coloro che per fare gli auguri non hanno scelto le parole (me compresa negli anni passati), ma i cosiddetti sms, messaggi su facebook, twitter, ecc..

Quest’anno, dopo gli auguri alle persone più care, quelle vicine intendo, quelle che non devi ricordare scorrendo una rubrica telefonica (espressione che può sembrare fredda, ma che rende l’idea), ho desiderato sentire una a una la voce del mio interlocutore, ho voluto avvertire le sue inflessioni, percepire l’emotività, cogliere la sorpresa o solo osservare il suo distacco, ma ne è valsa la pena.

Ho potuto così sentire quanto ultimamente, pur se apparentemente più vicini, come quando passiamo del tempo insieme sui social network, siamo invece mancanti di rapporti relazionali, quanto sia importante trasmettere e cogliere il calore umano, registrare un sorriso estemporaneo, un silenzio improvviso, una battuta, un’imprecazione, insomma, tutto quello che non devi solo guardare o interpretare (faccine, onomatopee e altro), ma anche ascoltare.

Quante volte ci è capitato di chattare e di travisare il messaggio del nostro interlocutore? Mi sono sempre detta che la chat non ha toni dunque tutto è rimesso al nostro stato d’animo, la lettura di una nota la rendiamo affine a ciò che in quel momento siamo noi, ma siamo certi di aver dato il giusto senso a ciò che guardiamo ma non ascoltiamo?

Lungi da me il voler criminalizzare tutto ciò che oggi è evoluzione, mi starei dando proprio adesso una zappata sui piedi, vista la mia attuale postazione, ma non disdegno ancora oggi un sano confronto … verbale!