Chiuso per …

Ormai niente più dovrebbe sorprendermi … eppure ancora accade.

Singolare la notizia mandata in onda su alcuni telegiornali e poi anche pubblicata su diversi quotidiani cartacei e online: una chiesa del Trevigiano, a Fontanelle esattamente, chiude con una motivazione a dir poco … inconsueta. Sembra non si riesca a far fronte al pagamento delle bollette della luce e del riscaldamento che (a questo punto mi sembra normale crederlo) finora si presume sia stato in gran parte demandato alla generosità dei fedeli che, ormai prostrati anche loro dalle tante vessazioni a cui siamo sottoposti quotidianamente dal nostro “benevolo” Stato, hanno iniziato con i tagli che fanno meno male e che incidono in misura minore sulla nostra esistenza in vita, tra questi l’usuale e volontario “obolo”.

E’ chiara la mia posizione laica, ma ho sempre avuto grande rispetto per coloro che professano la loro fede, un po’ meno devo dire per quelli che la predicano. Questi li ho sempre considerati alla stregua di lavoratori, come tali giustamente dovrebbero essere retribuiti, con doveri e diritti, ovviamente non si può pretendere che un prete si faccia carico delle necessità di un bene … come dire … di proprietà altrui e ancora meglio di uno Stato Vaticano al quale, pur riconoscendo le umane attività profuse sul territorio e nel mondo, si deve pure muovere una critica, a mio avviso doverosa, lo sfarzo esagerato e manifesto nelle vesti, negli accessori, nella sontuosità di ogni particolare, quando poi credo che il buon Dio non avesse simili esigenze, tipicamente proprie, invece, dell’essere umano quali siamo sia noi fedeli che l’intera classe religiosa.

Altra osservazione che nasce spontanea, forse perché vivo in una realtà relativamente ristretta, dove le chiese, grandi o piccole, non mi pare siano riscaldate (non sufficientemente almeno), tanto che di solito durante le funzioni si è costretti a rimanere imbacuccati per non morire di freddo, è che si faccia ricorso addirittura ad una cessazione dei riti religiosi, seppure temporanea (almeno fino a Pasqua) per il troppo freddo, come se una messa durasse in eterno o quanto basta per congelarti. Inoltre, così come un comune cittadino se non ha i soldi per pagare il riscaldamento cerca di sopperire coprendosi con coperte, a volte anche costretto a dover guardare inerme i propri figli battere i denti, non capisco perché una chiesa non possa rimanere aperta e accogliere i fedeli più temerari, d’altronde, non sono gli stessi devoti presenti ai funerali e ai matrimoni d’inverno? Cambia forse che queste ultime celebrazioni sono a carico dei parrocchiani?

Io, forse malpensante, osservo che in tal modo si stia solo facendo leva sulla sensibilità dei fedeli, al punto da farli sentire responsabili se non colpevoli loro stessi di questo mancato godimento di una cosiddetta “casa di Dio”, così da renderli più … caritatevoli e magari più inclini a fare economia in altro settore del loro bilancio familiare, l’importante è continuare a garantire quello che a questo punto ritengo non possa più dirsi una libera offerta.

Di spontaneo in questa vicenda vedo ben poco, tutta colpa della mia visione laica! Io approfitterei di questa chiusura per … meditare!


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