Niente più discriminazioni. Tariffe assicurative unisex dal 21 dicembre 2012

Continuo nella mia indole “scadenzaria” ricordando i prossimi cambiamenti che ci riguardano.

Vorrei ancora una volta porre l’attenzione sulle polizze auto ritenendo quest’ultimo un argomento utile per la maggior parte di noi utenti/consumatori.

La novità, questa volta, potrebbe anche risultare innovativa, stante che dal prossimo 21 dicembre, rispetto alla stipula di nuove polizze assicurative (mentre per i contratti preesistenti e per quelli che prevedono il tacito rinnovo l’applicazione della nuova regola non dovrebbe invece essere obbligatoria), non dovrà più esistere differenza e/o discriminazione (dipende dai punti di vista) tra uomo e donna in ordine alla valutazione del rischio che finora, invece, è stata effettuata da tutte le Compagnie Assicurative in deroga alla Direttiva europea 2004/113/CE, da noi recepita con D.lgs. 196/2007.

Questo cambiamento, esteso a tutti i tipi di rami assicurativi (polizze vita, sanitarie, ecc., finora penalizzanti per gli uomini e favorevoli per le donne), è stato sancito dalla sentenza del 1 marzo 2011 (nota anche come sentenza Gender), emessa dalla Corte di Giustizia Europea che, pronunciandosi sul ricorso di un’associazione di consumatori belga, la Test Achats, ha ritenuto appunto discriminante quel principio che non riconosce la parità di trattamento tra i sessi – ancor più se questo riguarda l’accesso ai beni, ai servizi e alla loro assegnazione – tanto da dichiarare inefficace dal 21 dicembre prossimo la suddetta deroga nel settore dei servizi assicurativi che hanno da sempre considerato il sesso una variabile importante nella determinazione delle tariffe.

In effetti, fino a poco tempo fa le Compagnie Assicurative, in merito all’assicurazione obbligatoria RC Auto, tenendo conto di dati statistici e attuariali – che evidenziano tra i due sessi fattori di rischio comportamentali più che biologici – consideravano le donne al volante più affidabili degli uomini, ritenuti invece più … come dire … esuberanti e, per questo, applicavano delle tariffe a loro dire più vantaggiose per le prime.

La mia diffidenza sulla corretta applicazione della nuova norma muove dalla scarsa considerazione che di solito si ha per l’utente/consumatore quando si tratta di riconoscere un beneficio per quest’ultimo che, anche quando sembra attenzionato nelle sue esigenze e nei suoi diritti,  alla fine si trova a piegarsi arrendevolmente ai voleri delle caste o dei più forti.

Dunque, non potrei escludere che una simile correzione evolutiva possa tradursi per tutti noi nel solito incondizionato aumento dei premi e delle polizze assicurative parificandole e innalzandole a quelle degli uomini. Secondo i primi calcoli, gli svantaggi per le donne potrebbero essere nell’ordine anche del 25%.

Vorrei poter scrivere, ma soprattutto prendere atto e sperimentare dopo il 21 dicembre 2012, di un adeguamento, questa volta “al ribasso” dei contratti assicurativi “maschili” così com’era per quelli “femminili” e non viceversa.

Se tale desiderio di equità non dovesse trovare conforto nelle determinazioni dei professionisti a cui sono affidati i calcoli per la definizione delle tariffe assicurative (i cosiddetti Attuari), auspicherei almeno in un livellamento intermedio tra le attuali tabelle previste per uomini e donne. Scelta ovvia ma non semplice!

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