Fasce di reperibilità dipendenti pubblici: l’Inps sospende i controlli d’ufficio

In un mio precedente post del 18 marzo scorso, dal titolo “2013. Fasce di reperibilità per lavoratori assenti per malattia”, avevo trattato l’argomento relativo alle cosiddette fasce di reperibilità previste dalla legge n. 111 del 15 luglio 2011 con anche gli ultimi aggiornamenti e precisazioni che l’Inps ha reso con suo messaggio n. 4344 del 12.03.2012 (“Chiarimenti su circolare n. 118 del 12.09.2011. Istruzioni operative”).

Ebbene, un lettore ha commentato e posto un quesito (in calce al medesimo post) al quale ho risposto proprio riprendendo l’appena citato messaggio Inps n. 4344/2012 nella parte in cui è scritto:

“È opportuno precisare che la suddetta modalità di richiesta – che regolamenta unicamente il servizio offerto da Inps – è offerta ai datori di lavoro nel rispetto della normativa già esistente che riconosce all’Inps la titolarità all’effettuazione dei controlli medico legali ai lavoratori assenti per malattia anche nel caso in cui si tratti di soggetti non tenuti al versamento della relativa contribuzione all’Istituto. Resta ferma naturalmente la possibilità per i datori di lavoro pubblici di far riferimento alle ASL territorialmente competenti, secondo le modalità previste da tali Strutture. L’obiettivo, infatti, della circolare in questione è unicamente quello di disciplinare le modalità di richiesta del servizio nel caso in cui, invece, il datore di lavoro pubblico opti per l’utilizzo della prestazione fornita dall’Inps. Appare utile puntualizzare, inoltre, con particolare riferimento ai lavoratori del settore pubblico, che il servizio fornito dall’Inps non potrà coprire – allo stato attuale – l’intero orario di reperibilità previsto dalle disposizioni vigenti per tali lavoratori (9.00-13.00/15.00-18.00) essendo possibile infatti effettuare le visite mediche di controllo unicamente nelle fasce di reperibilità relative ai lavoratori del settore privato (10.00-12.00/17.00-19.00).”

Rimaneva chiaro, almeno per il lettore, l’intento dell’Inps di rendere nota la difficoltà “allo stato attuale” (dunque momentaneamente) di coprire con i propri controlli certe fasce orarie previste per il settore pubblico, mentre confermava la regolare continuità di quelli del settore privato.

Ebbene, ora, alla luce della decisione dell’Inps, espressa con circolare n. 9/2013, sembra tutto più chiaro: i certificati di malattia che si sono registrati dall’inizio del 2013 sono troppi e vanno tagliati; in poche parole non ci sono più soldi per inviare i medici a controllare se il paziente/dipendente pubblico in malattia è o meno idoneo alla sua mansione lavorativa e, come se fosse un fatto naturale, sarebbe come chiedere ai medici di base di contrarre questo “fenomeno” a discrezione, pretendendo così che uno stato di malattia (reale) venga trattato come uno immaginario o peggio fittizio e pure con la complicità del medesimo medico di famiglia pure connivente.

La crisi economica dell’Inps è ormai evidente; la corsa al risparmio sembra avere avuto inizio con la decisione, imposta comunque dalle recenti disposizioni legislative previste sia per la riduzione della spesa pubblica che per la telematizzazione dei rapporti tra la pubblica amministrazione ed i cittadini, di rilasciare prima i CUD attraverso il canale telematico (complicando la vita a milioni di pensionati e non solo), e ora la sospensione improvvisa di tutte le visite fiscali d’ufficio per i dipendenti della pubblica amministrazione.

Tutto questo, però, anche se temporaneamente, sembra non aver tenuto conto delle conseguenze (sia occupazionali che di produttività), e ciò in quanto è messo in discussione il posto di lavoro di quei medici che si occupavano delle visite fiscali disposte dall’Inps; inoltre, con tutta probabilità, si assisterà ad un aumento delle assenze per malattia che certamente non saranno motivo di risparmio per l’Ente previdenziale né tanto meno per i datori di lavoro che, per effettuare i controlli, stante che su espressa loro richiesta le visite fiscali potranno continuare ad essere eseguite, dovranno farsi totale carico del loro costo e, visti i tempi, mi pare che non serva infierire su alcuno, sia che si tratti di lavoratori che di aziende e/o enti pubblici.

Non volendo sicuramente fare un processo alle intenzioni, mi pare ovvio che questa decisione dell’Inps avvantaggerà solo quei lavoratori che avevano e continueranno ad avere la tendenza all’assenteismo, indipendentemente dalla visita fiscale disposta d’ufficio o dal datore di lavoro.

Chiunque abbia avuto a che fare con una visita fiscale, sa già che il medico di controllo dell’Inps non disconoscerà mai uno stato patologico diagnosticato da un medico di famiglia (suo collega) e ciò non certo per favorire questo o quello ma solo perché non rientra nelle sue mansioni controllare l’operato di un suo collega ma verificare che il paziente in malattia sia o meno idoneo allo svolgimento della sua mansione lavorativa.

Con queste premesse, è normale e fisiologico che un’azienda, sia essa pubblica o privata, a meno di non volere pervicacemente far sentire il fiato sul collo al proprio dipendente che ritiene poco incline e poco dedito al lavoro, eviti di richiedere una visita di controllo a sue spese: sa che sarebbero soldi sprecati.

Solitamente, lo sfaticato tipo, consapevole delle sue malefatte, riesce pure a godersi la giornata facendo in modo di rispettare le ore prestabilite e dunque evitare di vedersi decurtato lo stipendio se colto sul fatto; se poi, come d’ora innanzi, l’onere della richiesta e del costo della visita dovrà ricadere interamente sul datore di lavoro, potrà anche sentirsi più libero di scorrazzare impunemente anche durante gli orari di reperibilità.

L’unico “fastidio” per un malato fittizio, infatti, rimane la fascia oraria di reperibilità che, tranne che non trovi delle valide motivazioni, gli impedisce certamente di potersi “godere” pienamente quel giorno di assenza dal lavoro motivato e celato da presunto stato morboso. Non farei comunque di tutta l’erba un fascio, generalizzare non mi sembra il caso!

Concludo confermando che le fasce orarie entro le quali bisogna che il lavoratore sia reperibile rimangono comunque invariate per il settore pubblico (così come per quello privato: 10.00-12.00/17.00-19.00) e sono: 9.00-13.00/15.00-18.00 e, anche se temporaneamente l’Inps ha sospeso le visite disposte d’ufficio, “Resta ferma naturalmente la possibilità per i datori di lavoro pubblici di far riferimento alle ASL territorialmente competenti, secondo le modalità previste da tali Strutture” previo pagamento della prestazione.