Ai miei tempi … !

Ho appena raggiunto il cosiddetto mezzo secolo e, stando alle statistiche, ne avrei ancora per parecchio, ma da qualche tempo mi ritrovo spesso ad esordire con frasi dall’inizio a dir poco … scoraggiante del tipo: “Ai miei tempi … ecc. ecc.“.

L’ultima volta che ho avuto modo di fare riferimento a questi miei tempi è stato trovandomi in stazione.

Accompagnavo una persona al treno e, ormai ostaggio dell’automobile, non entravo in una stazione ferroviaria da parecchio tempo, avevo una preparazione teorica sulle nuove modalità di viaggio e anche sui nuovi, si fa per dire, treni sulle tratte che mi occupano, ma sconoscevo completamente la parte pratica.

Ebbene, a dire il vero, la stazione a cui mi riferisco non è cambiata per nulla, dissestata era e tale è rimasta, quanto meno la piazza antistante così chiamata parcheggio, piena di buche era e piena di fosse si presenta, ma la vera novità l’ho riscontrata all’interno.

Varcato l’ingresso, rimasto più o meno come trent’anni fa, questo più o meno il periodo delle mie scorribande in stazione, ho notato che la segnaletica è ora tutta improntata, come giustamente richiede la legge, alla sicurezza: divieti, dissuasori, righe gialle, pericoli. Tutte cose utili e necessarie. Lo sarebbe anche che si potesse scorgere l’ora sull’enorme orologio posto sotto la pensilina, ma quello è un dettaglio, può rimanere nascosto da un apparato elettrico senz’altro collocato successivamente all’orologio.

Era ora di esplorare la vecchia biglietteria … ops, è veramente passato troppo tempo, quella è stata sostituita da un aggeggio che il più delle volte indica di non inserire banconote ma solo monete, nulla di grave, il suo intento è solo quello di rendere la vostra partenza più adrenalinica perché a quel punto sai di dover fare una … come dire … capatina al primo punto vendita biglietti (sperando che sia l’ora di apertura) e procurartene uno, pena una piccola (si fa per dire) ammenda, accompagnata da ammonimenti ormai tardivi, che ti aspetta su quel convoglio ferroviario tanto atteso. Comunque, procedendo, con l’agognato titolo di viaggio in mano, si passa all’obliteratrice, altra macchinetta nei paraggi, una sorta di caccia al tesoro e, sperando nel suo funzionamento, ti appresti ad aspettare il tuo treno. Devi sperare che non porti ritardo, altrimenti dovrai rintanarti in un cantuccio della sala d’attesa perché lo scampanellio non ti massacri i timpani, ma dura poco, il tempo del ritardo del treno che si sa, di solito non è tanto!

A questo punto “ai mie tempi … “ è sorto spontaneo e, la cosa che mi ha allarmata ma al contempo rassicurata è stata che a pochi passi da me un altro signore, intrattenendo una conversazione con altri passeggeri presenti in stazione, ha esordito anch’egli con la stessa identica espressione. Cinquantenne anche lui? Può darsi.

Nostalgia? No, in questo caso non sono una nostalgica, ma penso che il cambiamento sia lecito se la trasformazione è graduale, non si può pretendere che il cittadino si evolva tra congegni e dispositivi mentre la società e i suoi più grandi apparati rimangono ancorati ai vecchi sistemi culturali.

Ai miei tempi avrei desiderato la tecnologia di questi tempi, ma di questi tempi sarebbe auspicabile il rapporto umano dei miei tempi.

Post correlati: